Nuova Musica, Nuovo Teatro: Luigi Nono e Giuliano Scabia

Andrea Mancini curatore della mostra
La mostra, sul rapporto tra il giovanissimo Giuliano Scabia, neanche venticinque anni, e il più maturo e già affermato Luigi Nono. vorrebbe far capire quanto la poesia e la musica – ambedue viste sotto gli aspetti della ricerca e della sperimentazione, che in quel periodo storico, tra la fine degli anni 50 e i 60, furono particolarmente fecondi – influenzino anche l’affermazione di un teatro nuovo, almeno nella sua elaborazione scenica. L’inizio di una nuova scrittura scenica in Italia passa da un evidente rapporto con le altre arti. Quando nel 1965 Scabia scrive il suo Zip... da un’idea di Carlo Quartucci, mette in mano agli attori, un lavoro che parte proprio dalle sue esperienze precedenti, trovandosi davanti delle persone (Leo De Berardinis, Rino Sudano, Claudio Remondi, Cosimo Cinieri) che non sembravano capire le sue richieste; i loro nomi erano sì quelli dei protagonisti del teatro d’avanguardia degli anni a venire, ma qui si trovarono totalmente impreparati, assolutamente spiazzati; del resto, completamente fuori luogo, erano i giudizi dei molti giornalisti che assistettero alla prima veneziana dello spettacolo, che gridarono appunto allo scandalo. Quel lavoro avrebbe invece segnato un’epoca, così come Diario italiano e La fabbrica illuminata avrebbero fatto in ambito musicale, in quanto elaborati in stretto rapporto con un mondo del lavoro, allora assolutamente non protetto.

CRISTINA GIGLIOLI SCABIA presidente della Fondazione Giuliano Scabia E.T.S.
La Fondazione Giuliano Scabia E.T.S. è nata nel 2022 con lo scopo di conservare, valorizzare la ricchissima opera del poeta che fu anche drammaturgo, attore e scrittore. Una delle tappe fondamentali della vita artistica di Scabia è rappresentata dalla collaborazione fra il 62 e il 64, da giovane poeta, con il grande maestro della Nuova Musica, Luigi Nono, al quale il Teatro alla Scala di Milano aveva commissionato un’opera che avrebbe dovuto chiamarsi Diario Italiano. Nono aveva in mente di fare un’opera sullo sfruttamento della classe operaia nell’Italia del momento e affidò la stesura del testo a Scabia. “Bach ha musicato la passione di Cristo, io la passione della classe operaia” disse Nono a Scabia. “Per la forma del libretto - ha scritto Scabia - cercammo di realizzare qualcosa che fosse radicalmente nuovo... Concepimmo le scene come lavagne da scrivere, grandi pagine da riempire di segni-suoni. Nono mi chiedeva di scomporre le parole in fonemi indicando con frecce le linee di rapporto e lo scontro fonico suggestivo di sviluppi musicali.” La Scala, una volta letto il testo rifiutò di rappresentare l’opera per motivi politici. Tuttavia, un frammento di essa divenne La fabbrica illuminata eseguita al Teatro La Fenice di Venezia nel 64, nell’ambito della Biennale Musica. La collaborazione con Nono, forse perché vissuta in giovane età (Scabia non aveva 30 anni) ha segnato profondamente il suo modo di scrivere come dimostrano i suoi primi testi teatrali: All’Improvviso e Zip, che sembrano partiture musicali. L’archivio della Fondazione Scabia conserva una ricca documentazione del rapporto fra i due artisti e i manoscritti originali dei testi del Diario Italiano e di La fabbrica illuminata che, recentemente restaurati, saranno esposti al Teatro del Giglio di Lucca che ospita la mostra, allestita dalla Fondazione Scabia con l’importante collaborazione della Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia.

La mostra, che verrà inaugurata venerdì 14 giugno alle ore 19, resterà visitabile fino al 27 giugno con questo orario: dal martedì al sabato dalle 11.30 alle 18.00, la domenica dalle 11.30 alle 19.30. Chiuso il lunedì.