María de Buenos Aires

MARÍA DE BUENOS AIRES
opera tango
testo di Horacio Ferrer

musica di ASTOR PIAZZOLLA

personaggi e interpreti
María
Ana Karina Rossi
Payador  Ruben Peloni
El Duende  Daniel Bonilla-Torres

direttore Jacopo Rivani
regia Carlos Branca
coreografia Michele Merola
scenografia Giulio Scutellari e Carlos Branca
disegno luci Marco Cazzola
costumi Carla Mellini

Orchestra Arcangelo Corelli
bandoneon Davide Vendramin

Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto coordinamento produttivo danza
MM Contemporary Dance Company

aiuto regista Rosanna Pavarini
asssitente alla coreografia  Paolo Lauri
realizzazione costumi Nuvia Valestri
capo sarta Isabella Franzoni
trucco Lucia Mariotti 
maestro alle luci Mattia Mazzini
maestro ai sopratitoli Marco Ramacciotti
direttore di scena Turchese Sartori

Coproduzione Teatro Comunale di Ferrara, Ravenna Festival, Teatro Marrucino di Chieti, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Verdi di Pisa
con il Patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia

Versione in lingua originale con sopratitoli in italiano a cura di Lyri

«Maria de Buenos Aires - scrive Carlos Branca nelle sue note di regia - è probabilmente il lavoro più importante di Astor Piazzolla. Attingendo dal suo vissuto, dalle sue esperienze, dal suo ostinato coraggio, ma anche rispettando la tradizione, Piazzolla ha dato origine ad un prodotto artistico d’avanguardia. Il libretto è di Horacio Ferrer che scrive una storia surreale e visionaria, traendo spunto da una leggenda metropolitana che narra le tristi vicende della sfortunata María nata in un sobborgo miserabile di Buenos Aires. Ma la storia di Maria è fondamentalmente una metafora. Le vicende della protagonista, raccontano gli anni della povertà, della speranza, dell’oppressione di uno stato dittatoriale e della temporanea rinascita di questa città metropolitana per eccellenza: i suoi abitanti sono quasi tutti europei in esilio. Proprio il significato della  parola “esilio” verrà sviluppato ed approfondito in questo spettacolo. L’esilio dalla propria terra, dal proprio quartiere, dall’infanzia, dalla famiglia, dalla propria anima, da se stessi…. Ma chi è Maria? E’ una donna, poco più che adolescente, che viene ammaliata e sedotta da un suono celestiale emesso da un bandoneon. La purezza, l’ingenuità lo stupore di questa giovane donna verranno presto corrotti e insudiciati “…la crencha y los pechos zainos, le van de furca en la espalda las ganas de veinte machos….. la treccia e i seni selvaggi, la assale a tradimento alle spalle, la voglia di venti maschi…” Si prostituirà, verrà violentata, picchiata, straziata ed infine uccisa. Neanche il sacrificio della morte la libererà perché sarà condannata a rinascere ogni notte dalla sua stessa ombra affinché ricominci, vergine, il ciclo infernale. Il maschio corruttore è rappresentato nella scrittura musicale, nel libretto ed anche nella coreografia di questa produzione, dal Bandoneon, strumento, che nasce in Germania per accompagnare le cerimonie religiose; sacro quindi, ma che dopo l'approdo in Argentina diventerà parte fondamentale del tango e pertanto usato nei postriboli prima e nelle “milonghe”(luoghi dove si balla) poi; dove assumerà il suo carattere profano. In questo spettacolo si è scelto di abbandonare l’ambientazione della milonga perché la vicenda di Maria e del suo intorno ha un riscontro universale come una tragedia. Visivamente si parte dall’idea della “gabbia”. C’è una città immaginaria sostenuta e allo stesso tempo ingabbiata da una struttura metallica. Scenograficamente, tutto è imprigionato. L’impalcatura che occupa lo sfondo della scena sostiene muri in costruzione o pericolanti e tiene in trappola gli edifici, i suoi abitanti e la stessa musica. Umanità che distrugge con azioni scellerate le sue stesse opere magnifiche. Una musica bellissima e ammaliatrice uscirà dalla stessa gabbia e attirerà Maria verso quello che sarà il suo terribile destino, che la imprigionerà senza darle scampo con l’unica possibilità di fuga verso un precipizio, nel fondo del quale ritroverà se stessa, la sua ombra. Nel quadro dodicesimo l’Ombra di Maria cercherà di ripercorrere, con l’aiuto di uno psicanalista, i ricordi, i sogni, i traumi, che saranno sempre più confusi; fino a quando si aprirà uno spiraglio: dal bocciòlo di uno strano fiore nascerà l’unica certezza: il dolore, che l’accompagnerà per sempre nel suo ineluttabile destino “….Cubrì tu pecho Maria con un punado de sal, que adentro te mira un cero, y el cero te va a llorar… Copriti il seno Maria con un pugno di sale, che dentro ti guarda uno zero, e lo zero ti piangerà….” Metafora e simbolismo permeano fortemente ogni momento dell’opera, in una continua alternanza tra sacro e profano. Leit-motiv sempre evocato, il martirio, la violenza e la vittimizzazione della donna colpevole non solo del proprio destino ma anche di quello di tutta l’umanità. Traendo spunto dalle suggestioni della meravigliosa e universale musica di Astor Piazzolla e dal racconto surreale di Horacio Ferrer, lo spettacolo si propone di indurre lo spettatore a riflettere sulle terribili conseguenze indotte dai comportamenti violenti e malvagi messi in atto dagli esseri umani , sui suoi simili, con speciale riferimento alla violenza sulle donne. Nell’opera Maria, è Donna è tutte le Donne Chi soffre? Chi porta la croce? Chi viene crocifisso? Maria, violata e prostituita, che sarà madre di tutti gli uomini.»